Così la ricerca sugli alimenti a base vegetale ha cambiato la prospettiva di questa scienziata sui prodotti processati
Sarah Nájera Espinosa è una ricercatrice specializzata nello studio delle barriere che impediscono alle persone di adottare un’alimentazione a base vegetale. La sua esperienza personale ha influenzato profondamente il suo lavoro.
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15 maggio 2024


Nome: Sarah Nájera Espinosa
Titolo: Dottoranda
Organizzazione: London School of Hygiene and Tropical Medicine
Specializzazione: Nutrizione e cambiamento climatico
Cresciuta in Ecuador, Espinosa ha incontrato parecchie difficoltà nel cercare di seguire una dieta a base vegetale, per via delle tradizioni culinarie locali. “Quando mangiavo con la mia famiglia e chiedevo di non avere carne, mi veniva offerta una ciotola di insalata”, racconta.
Dopo essersi trasferita negli Stati Uniti per conseguire una laurea in studi ambientali, non è andata meglio: le opzioni vegetariane nella mensa universitaria erano poche, rendendole difficile mantenere un’alimentazione equilibrata.
La situazione è migliorata quando si è trasferita in Scozia per studiare sicurezza alimentare all’Università di Edimburgo. Qui ha trovato un’ampia varietà di cibi vegani e ha iniziato a seguire una dieta flexitariana. Tuttavia, restava scettica riguardo alla carne a base vegetale, percependola come altamente processata.
La svolta è avvenuta durante il suo dottorato di ricerca presso la London School of Hygiene and Tropical Medicine (LSHTM). Qui ha iniziato a valutare se gli alimenti a base vegetale e quelli ottenuti con la fermentazione possano rappresentare un’alternativa sana, sostenibile e conveniente alla carne e ai latticini convenzionali. Questo studio le ha permesso di approfondire le sue conoscenze e di rivalutare la sua posizione sui prodotti processati a base vegetale.
Grazie alla sua ricerca, Sarah ha potuto constatare che molti alimenti a base vegetale, anche se processati, possono essere parte integrante di una dieta sana e sostenibile.
Una nuova prospettiva sulla lavorazione degli alimenti
“Nel momento in cui ho iniziato a fare ricerche su questi alimenti, la mia opinione su di loro è cambiata molto”, ha detto Espinosa. “Ho iniziato a provare molti prodotti e a guardarli con occhi nuovi”.
Un incarico presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) a Roma, dove si è occupata di settori quali la sicurezza alimentare e la nutrizione, le ha inoltre fornito nuove intuizioni. “Ho sempre creduto che la lavorazione degli alimenti fosse dannosa”, ha detto. “Ma ho visto che gli additivi e gli ingredienti aggiuntivi sono fondamentali per conservare e mantenere sicuri alimenti”.
Il lavoro di Espinosa all’LSHTM si è concretizzato in una revisione della letteratura che analizza l’impatto nutrizionale e ambientale degli alimenti a base vegetale nei Paesi ad alto reddito, scoprendo che, con rare eccezioni, questi prodotti causano meno emissioni di gas serra e utilizzano meno acqua e terra rispetto ai loro equivalenti a base animale. Sebbene i dati sull’impatto sulla salute siano limitati, la carne a base vegetale ha ottenuto ottimi risultati anche in aree come il mantenimento del peso forma, il miglioramento dei biomarcatori per le malattie non trasmissibili e la salute dell’intestino.
L’autrice sta ora pianificando ulteriori studi, tra cui un’indagine su oltre 400 consumatori britannici, per esaminare le principali barriere e i fattori che incoraggiano le persone a passare dai prodotti di origine animale a quelli di origine vegetale, come prezzo, gusto e salute.
Un altro studio prenderà in considerazione un paniere settimanale medio del Regno Unito contenente alimenti e snack salutari, sostituirà i prodotti di origine animale con le alternative vegetali più simili e analizzerà il costo, il valore nutrizionale e l’impronta ambientale di ciascun paniere.
“Un aspetto importante di questo studio è fornire esempi realistici di ciò che le persone possono già fare”.
Espinosa intende utilizzare i risultati per informare i decisori politici su cosa guida le scelte dei consumatori e su cosa si può fare per influenzare un numero maggiore di persone a passare a un’alimentazione più vegetale.

Il dibattito sugli UPF
Il suo lavoro ha fornito a Espinosa una chiave di lettura unica del dibattito in corso sugli alimenti ultra-lavorati (UPF).
“Prima che arrivassero le alternative a base vegetale, c’erano molti studi che mettevano in guardia contro prodotti processati”, ha detto. “Tutti ci siamo sentiti dire che non dovremmo consumare bevande zuccherate o dolci: questo messaggio è stato così ben recepito che ora ci sono molti dubbi su prodotti come la carne vegetale, che invece può essere salutare”.
L’autrice ritiene che l’industria alimentare abbia un ruolo importante da svolgere nell’infromare i consumatori e sfatare falsi miti, attraverso misure quali campagne informative e una più chiara categorizzazione dei prodotti. “Mi ci sono voluti anni per capire come leggere un’etichetta”, ha affermato Espinosa.
Poiché siamo ancora in una fase iniziale dello sviluppo dei prodotti a base vegetale, l’autrice ritiene che il mondo accademico possa fare di più per fornire prove analitiche del valore nutrizionale di questi prodotti, in particolare del loro contenuto di micronutrienti.
“Sappiamo molto sulla composizione della carne bovina”, ha detto. “Ma alcuni studi stanno iniziando a dimostrare che le micoproteine, ad esempio, contengono zinco e altri micronutrienti”.
Espinosa auspica inoltre che si creino più occasioni di incontro tra accademici, esponenti dell’industria e politici per discutere i benefici e le sfide degli alimenti a base vegetale: “Abbiamo bisogno di trasformare il sistema alimentare e gli alimenti a base vegetale – così come la carne coltivata e la fermentazione di precisione – hanno il potenziale per cambiare davvero le cose. Ma dobbiamo informare e supportare i consumatori in modo che possano scegliere consapevolmente.”