Proteine complementari in Italia
L’Italia, patria del buon cibo e della dieta mediterranea, si distingue anche nel campo delle proteine complementari. Grazie alla sua ricca tradizione culinaria, il Paese ha la possibilità di giocare un ruolo fondamentale per l’innovazione e la creazione di un sistema alimentare più sostenibile e diversificato.
Il potenziale delle proteine complementari
La disponibilità di una vasta gamma di ingredienti vegetali, come legumi e cereali, porta naturalmente l’Italia a esplorare e sperimentare con nuove fonti proteiche. Grazie alla sua agricoltura diversificata e a un clima favorevole in molte regioni, l’Italia è in una posizione assolutamente privilegiata per coltivare le materie prime necessarie alla produzione di proteine vegetali di alta qualità.
Il paese si distingue anche per l’eccellenza nella ricerca e nell’innovazione, con istituti e università impegnati nello sviluppo di tecnologie all’avanguardia per la produzione di proteine alternative.
Un esempio è il dipartimento di Biologia dell’Università di Tor Vergata, che da alcuni anni studia la carne coltivata. Oppure il CIBIO, il Centro di Biologia Integrata dell’Università di Trento, dove vengono studiate le migliori linee cellulari e i nutrienti da fornire alle cellule. Anche l’Università di Torino e il Politecnico di Torino sono molto attivi nel settore, con ricercatori che si occupano di ricerca sulle cellule staminali per l’alimentazione sostenibile e dello sviluppo delle infrastrutture (coltivatori) necessarie per la produzione di carne coltivata. E ancora, il progetto ‘Meat from Wood’, finanziato dal Ministero dell’Università e della ricerca, gestito dall’Università degli Studi Milano Bicocca e dall’Università dell’Insubria, che punta a trasformare sottoprodotti dell’industria cartaria (lignina) e agricola (crusca di frumento) in amminoacidi.
Il progetto PROSEED, finanziato dall’Unione Europea, punta invece a produrre proteine a partire dai semi di vite, un abbondante sottoprodotto dell’industria vinicola, per trasformarle in un ingrediente nutrizionale di alto valore da utilizzare come additivo nell’industria degli alimenti e delle bevande salutari. L’Italia ospita anche un’importante startup che si occupa di ricerca sulla carne coltivata, Bruno Cell. L’azienda lavora con il mondo accademico sullo sviluppo di linee cellulari ed ha realizzato una tecnologia che consente alle cellule staminali di differenziarsi in muscolo o in cellule adipose tramite la sola variazione di temperatura. Insieme all’Università di Bologna, Ecoinnovazione srl e Agricoltura Cellulare Italia, BrunoCell è stata tra i beneficiari italiani del progetto FEASTS (Fostering European cellular Agriculture for Sustainable Transition Solutions) finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Horizon Europe. Una testimonianza importante del ruolo che il Paese può svolgere nell’ambito della ricerca e dell’innovazione e che potrebbe crescere ulteriormente con adeguato supporto da parte delle istituzioni.
Il mercato italiano delle proteine complementari
Le imprese e i consumatori italiani hanno sviluppato una spiccata sensibilità riguardo alla sostenibilità alimentare e all’importanza di ridurre l’impatto ambientale della produzione alimentare, tanto da essere il terzo mercato in Europa per i prodotti a base a vegetale.
Secondo i dati del settore, il 22% delle proteine consumate in Italia sono di origine vegetale e il 54% dei consumatori che le acquista diventa cliente abituale. Lo studio europeo Smart Protein Survey ha rivelato che la percentuale di consumatori italiani che dichiara di aver ridotto il consumo di carne (59%) è la più alta in Europa (insieme a quella di Germania e Francia) e a guidare questa scelta sono le motivazioni legate alla salute e alla tutela degli animali.
I dati di NielsenIQ dimostrano inoltre che l’Italia è il terzo mercato europeo per i prodotti a base vegetale, con un aumento delle vendite del 21% tra il 2020 e il 2022 e un giro d’affari che supera i 600 milioni di euro.
Anche se la carne coltivata non è ancora disponibile sul mercato europeo, un sondaggio condotto tra i consumatori italiani rivela che il 55% sarebbe interessato all’acquisto di carne coltivata.
Priorità per le proteine complementari in Italia
Abbiamo identificato le aree di intervento più importanti per consentire all’Italia di realizzare il suo potenziale.
- Investimenti pubblici in ricerca e sviluppo: Sostenere la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie per la produzione di proteine vegetali, compresa la fermentazione.
- Collaborazioni pubblico-privato: Promuovere collaborazioni tra istituzioni pubbliche, aziende e istituti di ricerca per favorire lo sviluppo e la commercializzazione di nuovi prodotti a base di proteine complementari.
- Promozione dell’agricoltura sostenibile: rafforzare la filiera delle proteine vegetali di alta qualità sostenendo gli agricoltori, per creare una catena di approvvigionamento stabile e sostenibile.
- Politiche di supporto: Implementare politiche governative volte a sostenere l’industria delle proteine vegetali attraverso incentivi fiscali, finanziamenti e regolamentazioni di supporto per creare un ambiente più favorevole per la crescita e l’innovazione nel settore.
- Tutela del consumatore: garantire la possibilità di usare termini familiari per i prodotti vegetali (come ‘burger’ o ‘cotoletta’) per per aiutare i consumatori a comprendere le caratteristiche e l’utilizzo dei prodotti vegetali, facilitando la familiarità e spiegando come utilizzarli dall’acquisto alla tavola.
Il nostro network
GFI Europe fa parte dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), che riunisce oltre 300 organizzazioni con lo scopo di sensibilizzare la società e le istituzioni sull’importanza dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e perseguire Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). Puoi leggere qui il nostro blog dedicato alle proteine complementari e all’alimentazione di domani e ospitato da FUTURA network, un iniziativa di ASviS per riflettere sui temi del futuro e dello sviluppo sostenibile.
Il team di GFI in Italia
Francesca e Ilaria lavorano con i decisori politici, le organizzazioni non governative, i media e gli altri stakeholder per supportare le proteine complementari in Italia, in modo che il Paese possa beneficiare dei vantaggi sociali, ambientali ed economici che ne derivano.