Le politiche italiane sulle proteine complementari
Nel 2023 l’Italia ha introdotto il divieto di produzione e commercializzazione di carne coltivata, diventando il primo paese al mondo a vietare questo alimento, prima ancora che divenisse disponibile sul mercato nazionale ed europeo. Il provvedimento introduce anche delle significative limitazioni per le etichette dei prodotti vegetali, vietando l’utilizzo di nomi come ‘salame’ o ‘bistecca’.
La legge danneggia direttamente le aziende italiane che realizzano prodotti a base di proteine vegetali, oltre mettere il Paese in una condizione di svantaggio tecnologico, frenando gli investimenti e lo sviluppo della carne coltivata.
Questa visione politica va controcorrente rispetto a quella di consumatori e imprese. L’Italia è infatti in testa alla classifica europea quando si tratta di consumo e accettazione delle proteine di origine vegetale da parte dei consumatori. Insieme alla Spagna e al Regno Unito, il Paese si distingue anche per l’alta percentuale (62%) di cittadini che vorrebbero misure politiche per favorire la transizione verso un’alimentazione più vegetale. Inoltre, più della metà dei consumatori italiani ha già dichiarato di essere interessata ad acquistare carne coltivata.
L’Italia rappresenta il terzo mercato europeo per i prodotti a base vegetale, per un giro d’affari che supera i 600 milioni di euro. Il Paese ospita anche una startup di carne coltivata, Bruno Cell, che insieme ad altri istituti di ricerca italiani ed europei è stata tra i beneficiari del progetto FEASTS (Fostering European cellular Agriculture for Sustainable Transition Solutions) finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Horizon Europe.
Questi risultati confermano un trend che si è via via rafforzato negli ultimi anni e dimostrano che un numero crescente di consumatori italiani consuma e apprezza la carne a base vegetale e che le eccellenze nazionali potrebbero svolgere un ruolo importante per l’avanzamento delle ricerca e nello sviluppo della carne coltivata e della fermentazione.
Il lavoro di GFI in Italia
Il Good Food Institute Europe lavora per creare un ambiente favorevole per la crescita e l’innovazione nel settore delle proteine complementari attraverso il supporto attivo a politiche di sostegno e a una corretta informazione basata sui dati scientifici. Lavoriamo attivamente alla creazione e all’ampliamento di un network solido di stakeholders, comprendente figure chiave dell’ambiente imprenditoriale e scientifico, al fine di promuovere la collaborazione e lo scambio di conoscenze e poter fornire informazioni corrette al decisore politico.