I semi del cambiamento: come gli agricoltori europei possono approfittare del boom della carne vegetale

Cresce la popolarità delle proteine vegetali e dei prodotti plant-based tra i consumatori e con essa le opportunità per gli agricoltori per la produzione delle materie prime necessarie.

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17 giugno 2024

carne vegetale
Foto da Shelley Pauls

Abbiamo incontrato agricoltori che stanno esplorando il potenziale commerciale della carne vegetale, discutendo con loro gli ostacoli principali e il modo in cui governi e industria possono supportare gli agricoltori europei a beneficiare di questo settore emergente.

Progetti in Europa che esplorano nuovi flussi di reddito da colture diverse e sottoutilizzate

Regno Unito: valorizzare le colture locali

Fondata da agricoltori e imprenditori, Novo Farina è un’azienda britannica che spera di sfruttare il potenziale della carne vegetale per introdurre nuove fonti di reddito da colture sottoutilizzate.,L’azienda ha ampliato la gamma di prodotti ottenuti dai piselli gialli, una pianta che prospera nell’Inghilterra orientale ma è poco coltivata. “Vogliamo fare tutto sul territorio nazionale”, afferma l’amministratore delegato Emily Williams. In particolare, hanno creato un modello di produzione in-loco che utilizza piselli di provenienza regionale per produrre carne vegetale. Durante la ricerca di fornitori, Novo Farina ha riscontrato un grande interesse da parte degli agricoltori. “Non abbiamo mai avuto problemi di sicurezza dell’approvvigionamento”, aggiunge Emily. “Il fatto che gli agricoltori abbiano investito nell’attività dimostra il potenziale commerciale di questo settore”. Infatti, molti agricoltori hanno visto l’opportunità di ridurre l’utilizzo di fertilizzanti, grazie alla capacità di fissare l’azoto nel terreno posseduta dai piselli. 

Foto da Novo Farina

Svezia – Alla scoperta di nuovi legumi versatili

Dall’altra parte del Mare del Nord, Eslam Salah ha ottenuto un successo simile trovando agricoltori svedesi interessati a coltivare il lupino, un legume proteico molto comune nel suo Paese natale, l’Egitto, come base per i prodotti plant-based che la sua azienda, Lupinta, sta sviluppando.

Dopo essersi trasferito in Scandinavia, Eslam era curioso di verificare se il lupino potesse adattarsi al clima nordico. Collaborando con la cooperativa agricola Lantmännen, ha quindi lanciato un progetto pilota per diffonderlo come coltura tradizionale, e quindi per dimostrarne la redditività commerciale in quattro diverse regioni della Svezia. La risposta del settore agricolo è stata sorprendente. “Tutti gli agricoltori erano interessati a proseguire il progetto e coltivarlo, tutti”, ha detto Eslam. “Anche dopo la conclusione, gli agricoltori ci hanno contattati chiedendoci se volevamo i lupini per la prossima stagione”.

Il loro entusiasmo deriva in parte dalla versatilità del lupino e dalla sua capacità di generare reddito in anni in cui i campi sarebbero altrimenti lasciati incolti, oltre che dalla capacità di fissazione dell’azoto.

Foto di Lupinta

I Paesi Bassi: nuovi utilizzi per una coltura storica

Nei Paesi Bassi, il Royal Agrifirm Group sta esplorando il potenziale economico ed ecologico della fava, storicamente coltivata in Europa per l’alimentazione animale e utilizzata, nella sua varietà più pregiata, anche in numerose ricette tradizionali proprie della dieta mediterranea.

La cooperativa, che conta 8.500 dipendenti e fornisce servizi agli agricoltori olandesi da oltre 130 anni, ha recentemente iniziato a concentrarsi sulle colture proteiche non per alimentazione animale. 

Attraverso il progetto FabaFood, stanno collaborando con organizzazioni come KeyGene, un’azienda olandese di biotecnologie agricole che ha sviluppato nuove varietà di fava, e con aziende alimentari come Ebro, Upfield e ME-AT, che utilizzano la fava come base per prodotti a base vegetale.

Servono certezze sulla catena di approvvigionamento 

Nonostante gli sviluppi positivi nel settore delle proteine vegetali, rimangono ostacoli significativi che devono essere superati per garantire opportunità di guadagno stabili e durature.

I problemi di prezzo sono stati un ostacolo significativo per Novo Farina, specialmente di fronte alle importazioni più economiche dalla Cina. Il loro amministratore delegato, ha affermato che, sebbene l’azienda abbia dimostrato che la proteina di pisello di produzione britannica è superiore in termini di qualità e tracciabilità, le pressioni sui costi rendono ancora difficile essere competitivi sul mercato.

Maureen de Haan del Royal Agrifirm Group ha sottolineato l’importanza dell’accuratezza delle previsioni sulla domanda futura. “Se i rivenditori e altri soggetti potessero fornire maggiori certezze sulla domanda futura, ciò sarebbe di grande aiuto perché consentirebbe alla produzione di scalare e abbassare i prezzi”, ha affermato. 

Eslam Shalam ha aggiunto che, sebbene i coltivatori svedesi abbiano il desiderio di investire in questa direzione, la possibilità di aumentare gli investimenti nelle verso le colture proteiche, dipende dalla crescita del settore vegetale, nonché dall’offerta di prodotti gustosi e convenienti, che possano incentivare la catena di approvvigionamento, e quindi a fornire agli agricoltori garanzie a lungo termine.

Foto di Agrifirm Group

Eliminare le barriere

Insieme all’industria, i governi possono svolgere un ruolo importante, attraverso investimenti, scambio di conoscenze e politiche di sostegno.

Novo Farina si è imbattuta in una sfida comune a molte aziende plant-based nel Regno Unito: la mancanza di infrastrutture per la lavorazione delle colture nazionali per ottenere gli isolati proteici vegetali ad alta concentrazione di cui hanno bisogno, oltre ai piselli gialli coltivati localmente. Sebbene l’azienda stia lavorando per superare questo ostacolo costruendo un’infrastruttura propria per svolgere l’intera operazione in loco, al momento l’unica opzione è approvvigionarsi di proteine isolate dall’estero. L’azienda sostiene che il governo britannico dovrebbe fare di più per sostenere le imprese locali, promuovendo la produzione nazionale di proteine di origine vegetale, ad esempio modificando le norme sugli appalti e incentivando i produttori a rifornirsi di ingredienti prodotti localmente.

Eslam Shalam concorda sul fatto che i governi dovrebbero aiutare le startup richiedendo alle organizzazioni del settore pubblico di acquistare prodotti da aziende locali. Il lavoro di Agrifirm ha dimostrato la necessità di una domanda stabile, di prezzi equi e di meccanismi di sostegno, questioni che rappresentano un ostacolo considerevole per gli agricoltori olandesi. La cooperativa è ora impegnata in misure per contribuire a mitigare il rischio, tra cui un progetto pilota con la provincia di Overijssel per fornire agli agricoltori prezzi più interessanti, e prevede di collaborare con la società di servizi finanziari Achmea per fornire un’assicurazione specializzata.

Come i governi possono aiutare

Diversi governi europei e non stanno già esplorando meccanismi di sostegno per aiutare il settore agricolo a massimizzare i benefici della transizione verso un’alimentazione più vegetale. 

In Europa, la Danimarca si è impegnata a versare 68 milioni di euro in bonus agli agricoltori che coltivano colture proteiche per il consumo umano e la Germania ha stanziato 20 milioni di euro per supportare gli agricoltori nel passaggio alla produzione di proteine alternative.

Anche il Canada ha fatto investimenti significativi per sostenere i progetti che aiutano gli agricoltori a passare dalla coltivazione di mangimi per animali alla coltivazione di proteine vegetali per il consumo umano. Gli imprenditori agricoli saranno fondamentali per il successo delle proteine a vegetali e dei prodotti che le utilizzano, ma i governi e l’industria alimentare hanno un ruolo essenziale nel sostenerli per sfruttarne l’enorme potenziale.