La Commissione Europea sul divieto ungherese di carne coltivata: “ingiustificato”
Secondo la Commissione Europea e alcuni Stati membri non ci sono evidenze a sostegno del divieto ungherese sulla carne coltivata e la proposta rischia di danneggiare il mercato unico europeo.
23 ottobre 2024
La Commissione Europea ha avuto la possibilità di esprimersi su un divieto di produzione di carne coltivata: “[Il] divieto è […] quindi ingiustificato, in quanto potrebbe precludere la procedura di autorizzazione armonizzata per i nuovi alimenti a livello UE, che prevede una valutazione scientifica da parte dell’EFSA”.
Questo il parere circostanziato della Commissione Europea sulla proposta di legge ungherese che vieta la produzione e vendita di carne coltivata. Anche quattro stati membri (Svezia, Lituania, Paesi Bassi e Repubblica Ceca) si sono espressi negativamente sulla proposta nell’ambito della procedura TRIS volta a prevenire ostacoli all’interno del mercato europeo.
Francesca Gallelli, Responsabile delle Relazioni Istituzionali del Good Food Institute Europe, ha commentato: “La proposta ungherese si scontra con i principi del diritto europeo, così come sarebbe successo con la legge italiana se avesse rispettato la procedura TRIS. Entrambi i divieti sono infondati, non essendo basati su evidenze scientifiche, soprattutto considerando che la carne coltivata non è ancora disponibile per i consumatori europei.”
“La legge italiana è inoltre potenzialmente inapplicabile dal momento che è stata notificata all’Unione Europea dopo essere stata approvata, in violazione della procedura TRIS.”
I pareri circostanziati degli Stati membri
Secondo il parere della Svezia “queste motivazioni sono inaccettabili. L’Ungheria non ha presentato una valutazione dei rischi posti dalla carne coltivata né ha dimostrato in altro modo che tali prodotti possano comportare rischi, ad esempio, per la salute umana o per l’ambiente.”
I Paesi Bassi ricordano che le i prodotti legalmente immessi sul mercato in un altro Stato membro non dovrebbero essere soggetti a restrizioni arbitrarie e che “l’Europa ha la valutazione della sicurezza alimentare più rigorosa al mondo” sostenendo di considerare “innovazioni come queste come complementari all’attuale modo “tradizionale” di produrre proteine animali”.
La Lituania ricorda che “se un prodotto alimentare è stato autorizzato a essere immesso sul mercato dell’UE, può essere commercializzato in qualsiasi Stato membro dell’UE, compresa l’Ungheria, e pertanto le disposizioni […] del progetto di regolamento tecnico devono essere considerate incompatibili con il suddetto regolamento dell’UE”. Viene inoltre notato che alcuni paesi consentono già la vendita di carne coltivata ed “è importante che l’UE rimanga competitiva nello sviluppo di queste tecnologie e detti le condizioni per la regolamentazione e gli standard a livello globale”.
Repubblica Ceca nota che “il divieto proposto costituirebbe un ostacolo alla libera circolazione delle merci all’interno del mercato unico dell’UE e sarebbe contrario ai principi del libero scambio” e che “i prodotti che soddisfano questi requisiti di sicurezza dovrebbero poter entrare nel mercato unico europeo alle stesse condizioni degli altri alimenti approvati.”
La Commissione ha inoltre ricordato all’Ungheria che, a seguito del parere ricevuto sulla proposta di legge, è tenuta a rispondere ufficialmente alle questioni sollevate entro i tempi previsti dalla procedura TRIS.