Nuovo report: Le proteine alternative sono la chiave per l’autosufficienza proteica europea

Un nuovo studio rileva che il passaggio a proteine di origine vegetale, coltivate e derivate dalla fermentazione potrebbe ridurre la dipendenza dalle importazioni fino al 75% e sollecita i politici a supportare gli agricoltori nel cogliere le opportunità offerte dal settore.

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15 maggio 2024

agricoltura biologica

Secondo un nuovo studio, le proteine alternative potrebbero incrementare l’autosufficienza alimentare dell’Europa e agevolare l’adozione pratiche estensive come l’agricoltura biologica per gli agricoltori.

Un surplus di terreni per un nuovo paradigma agroalimentare e ambientale’, redatto dal think tank Green Alliance e commissionato dall’organizzazione no-profit Good Food Institute Europe, mostra che il passaggio a una maggiore diffusione di proteine alternative a livello europeo ripristinerebbe livelli di autosufficienza proteica che non si vedono nel nostro continente dagli anni Novanta.

L’analisi rivela come potrebbe cambiare l’utilizzo dei terreni agricoli sulla base di aumenti modesti o ambiziosi del consumo di proteine alternative previsti entro il 2050, a seconda del supporto al settore.

L’analisi prende in esame 10 tra i maggiori Paesi agricoli europei – Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Spagna, Svezia e Regno Unito – e rileva che essi dipendono collettivamente da una quantità doppia di terreni esteri (in altri paesi UE o extra-UE) per le importazioni rispetto ai terreni nazionali utilizzati per produrre le esportazioni.

Poiché le proteine alternative richiedono meno terra di quella necessaria per la carne o i latticini convenzionali, potrebbero contribuire a soddisfare la domanda di proteine, svincolando allo stesso tempo maggiore spazio per altri usi agricoli. Lo studio rileva che il passaggio alle proteine alternative consentirebbe a quasi tutti i Paesi esaminati di eliminare la dipendenza complessiva dai terreni agricoli di altri Paesi per nutrire la propria popolazione.

Ciò ridurrebbe la superficie che questi Paesi richiedono collettivamente per le importazioni fino al 75%, pari a quasi 60 milioni di ettari – un’area più grande della Spagna.

Il rapporto rileva inoltre che anche un modesto spostamento dai prodotti lattiero-caseari e dalle carni convenzionali lavorate verso proteine alternative – in linea con l’attuale aumento del consumo di alimenti di origine vegetale – potrebbe fornire agli agricoltori europei lo spazio per adottare pratiche più estensive. Ciò potrebbe almeno raddoppiare la quota di terreni destinati all’agricoltura biologica. 

Uno scenario più ambizioso, che prevede politiche di sostegno che agevolino la produzione su scala della carne coltivata e delle proteine prodotte con la fermentazione di precisione, porterebbe la percentuale di terreni destinati all’agricoltura biologica a quadruplicare, raggiungendo il 36% dei terreni coltivati in tutti e 10 i Paesi. Questo supererebbe di gran lunga gli obiettivi della strategia Farm to Fork dell’UE e consentirebbe una significativa espansione dei progetti di ripristino della natura nei terreni agricoli europei.

In questo scenario l’Italia potrebbe ridurre la propria “land footprint”, ovvero l’utilizzo di terreni in Paesi terzi, dell’87% e aumentare l’impronta alimentare interna (ovvero il livello di autosufficienza) al 63%. Ciò significherebbe che l’Italia esporterebbe più cibo di quanto attualmente ne importa. Ma anche uno scenario meno ambizioso, con limitate politiche di sostegno alle proteine alternative, potrebbe ridurre di un terzo la dipendenza dell’Italia dai terreni all’estero per produrre cibo e mangimi per gli animali d’allevamento (equivalente a cinque milioni di ettari – più del doppio della Toscana).

Il rapporto conclude che il passaggio a proteine alternative è essenziale per poter espandere l’agricoltura agroecologica in Europa senza aumentare la dipendenza dalle importazioni.

Dustin Benton, Policy Director di Green Alliance, ha dichiarato: Le proteine alternative offrono la prospettiva di un dividendo fondiario senza precedenti in Europa, con un’enorme opportunità di migliorare i redditi rurali, aumentare l’autosufficienza alimentare, ripristinare la natura e limitare i cambiamenti climatici. Ma i politici devono investire nelle proteine alternative e sostenere gli agricoltori nell’utilizzare la loro terra in modo diverso, per sfruttare al meglio questa opportunità.”

Elena Walden, Senior Policy Manager del Good Food Institute Europe, ha dichiarato: “Questo rapporto rileva che l’Europa sta vivendo al di sopra delle proprie possibilità quando si tratta di utilizzo del suolo, e che non possiamo sostenere l’attuale produzione intensiva di carne e latticini soddisfacendo al contempo altre priorità di autosufficienza e ambientali”.

“Non si tratta di un dibattito “o l’uno o l’altro”: le proteine alternative hanno il potenziale per soddisfare parte della domanda europea di carne e latticini utilizzando molto meno terreno. Con il giusto sostegno da parte dei politici, questi alimenti possono garantire gli spazi di cui gli agricoltori hanno bisogno per adottare metodi di coltivazione più rispettosi della natura, aumentando al contempo l’autosufficienza dell’Europa”.